La solitudine degli anziani con demenza: come gestirla

l lockdown è stato molto duro per gli anziani con demenza, con ripercussioni sul loro benessere mentale e anche su quello dei loro cari che se ne sono presi cura (caregiver). Lo dimostra uno dei primi studi condotti in Italia per valutare l’impatto del confinamento sociale sulle condizioni dei pazienti anziani con demenza, appena pubblicato su ‘Neurological Sciences’ e condotto dallo ‘Stroke & Dementia Lab’, il nuovo laboratorio di ricerca istituito all’interno del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche ‘Luigi Sacco’ dell’Università di Milano grazie al contributo dell’Associazione per la ricerca sulle demenze Ard Onlus, presieduta dal professor Claudio Mariani.

I dati, raccolti su circa 100 anziani che hanno trascorso da marzo a maggio 2020 nella loro casa o in quella del caregiver, indicano che sono soprattutto quattro i disagi emersi o peggiorati durante i mesi di isolamento: agitazione e aggressività, che si sono manifestate per la prima volta o sono diventate più gravi o frequenti nel 21% dei pazienti, ansia (15%), apatia e indifferenza (13%), irritabilità (12%). Si è registrato anche un 10% di anziani in cui è comparsa o si è aggravata la depressione, in oltre il 6% sono emersi disturbi del sonno, allucinazioni, delusione. Anche i caregiver, quasi sempre familiari e nel 68% dei casi donne, hanno risentito negativamente del periodo trascorso in solitudine. Quasi uno su quattro ha dovuto rivolgersi al medico per chiedere consiglio su come gestire i disturbi psico-comportamentali, nel 15% dei pazienti c’è stata necessità di aumentare il dosaggio dei farmaci già in uso o della prescrizione di nuove terapie.

Nella maggioranza dei casi - sottolinea il coordinatore della ricerca, Leonardo Pantoni, direttore dell’Unità complessa di neurologia dell’ospedale Sacco di Milano e professore di neurologia all’Università degli Studi di Milano - abbiamo visto un aggravamento di problemi preesistenti, più che la comparsa di nuovi. Il confinamento a casa - spiega - è stato dunque deleterio, sebbene un consistente grado di malessere fosse già presente prima del lockdown e la quarantena stessa abbia avuto un impatto consistente a prescindere dall’attività di caregiving. Si tratta, peraltro, in nove casi su dieci di partner o figli del paziente non più giovanissimi, con 64 anni in media, e che in due casi su tre vivono soli con il proprio caro da accudire, tutti elementi che certo concorrono a creare difficoltà a cui si sono aggiunti lo stress e il disagio della pandemia”.

I dati raccolti evidenziano, inoltre, che gli anziani con demenza hanno un maggior rischio di contrarre Covid-19 e di andare incontro a malattia grave o complicanze, anche neurologiche: per ridurre il pericolo di malattia, minimizzare la probabilità di conseguenze negative psico-comportamentali e gestire al meglio le difficoltà in casa, ecco dunque che dagli esperti arriva un decalogo di consigli per i caregiver.

Il lockdown è stato molto duro per gli anziani con demenza, con ripercussioni sul loro benessere mentale e anche su quello dei loro cari che se ne sono presi cura (caregiver). Lo dimostra uno dei primi studi condotti in Italia per valutare l’impatto del confinamento sociale sulle condizioni dei pazienti anziani con demenza, appena pubblicato su ‘Neurological Sciences’ e condotto dallo ‘Stroke & Dementia Lab’, il nuovo laboratorio di ricerca istituito all’interno del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche ‘Luigi Sacco’ dell’Università di Milano grazie al contributo dell’Associazione per la ricerca sulle demenze Ard Onlus, presieduta dal professor Claudio Mariani.

I dati, raccolti su circa 100 anziani che hanno trascorso da marzo a maggio 2020 nella loro casa o in quella del caregiver, indicano che sono soprattutto quattro i disagi emersi o peggiorati durante i mesi di isolamento: agitazione e aggressività, che si sono manifestate per la prima volta o sono diventate più gravi o frequenti nel 21% dei pazienti, ansia (15%), apatia e indifferenza (13%), irritabilità (12%). Si è registrato anche un 10% di anziani in cui è comparsa o si è aggravata la depressione, in oltre il 6% sono emersi disturbi del sonno, allucinazioni, delusione. Anche i caregiver, quasi sempre familiari e nel 68% dei casi donne, hanno risentito negativamente del periodo trascorso in solitudine. Quasi uno su quattro ha dovuto rivolgersi al medico per chiedere consiglio su come gestire i disturbi psico-comportamentali, nel 15% dei pazienti c’è stata necessità di aumentare il dosaggio dei farmaci già in uso o della prescrizione di nuove terapie.

“Nella maggioranza dei casi - sottolinea il coordinatore della ricerca, Leonardo Pantoni, direttore dell’Unità complessa di neurologia dell’ospedale Sacco di Milano e professore di neurologia all’Università degli Studi di Milano - abbiamo visto un aggravamento di problemi preesistenti, più che la comparsa di nuovi. Il confinamento a casa - spiega - è stato dunque deleterio, sebbene un consistente grado di malessere fosse già presente prima del lockdown e la quarantena stessa abbia avuto un impatto consistente a prescindere dall’attività di caregiving. Si tratta, peraltro, in nove casi su dieci di partner o figli del paziente non più giovanissimi, con 64 anni in media, e che in due casi su tre vivono soli con il proprio caro da accudire, tutti elementi che certo concorrono a creare difficoltà a cui si sono aggiunti lo stress e il disagio della pandemia”.

I dati raccolti evidenziano, inoltre, che gli anziani con demenza hanno un maggior rischio di contrarre Covid-19 e di andare incontro a malattia grave o complicanze, anche neurologiche: per ridurre il pericolo di malattia, minimizzare la probabilità di conseguenze negative psico-comportamentali e gestire al meglio le difficoltà in casa, ecco dunque che dagli esperti arriva un decalogo di consigli per i caregiver.

1. Fare estrema attenzione a limitare il pericolo di contagio, mantenendo il domicilio dell’anziano una ‘zona sicura’. Per esempio è bene lavarsi le mani e cambiare gli abiti rientrando, sanificare cellulari e borse, lasciare fuori le scarpe.
2. Se non è possibile uscire in sicurezza, prevedere esercizio fisico indoor (stretching, cammino) e attività cognitivamente stimolanti come lettura, giochi di carte, lavoretti manuali.
3. Organizzare incontri virtuali con altri caregiver o gruppi per esercizi, attività ricreative e chiacchierate, ma anche sessioni di teleriabilitazione cognitiva e fisica con i terapisti.
4. Monitorare parametri come pressione, frequenza cardiaca, temperatura, saturazione dell’ossigeno, glicemia: tenere sotto stretto controllo la pressione può aiutare contro un aggravamento della demenza.
5. Sottoporre l’anziano a periodiche, semplici valutazioni della funzionalità cognitiva, eventualmente anche sfruttando test online indicati dal medico.
6. Individuare anche con l’aiuto degli operatori sanitari quali situazioni scatenano la comparsa di sintomi come aggressività, ansia, irritabilità così da evitarle.
7. Registrare gli episodi di comportamento di difficile gestione e discuterne con gli operatori sanitari di riferimento, così da ricevere consigli personalizzati per poterli affrontare al meglio.
8. Avere a disposizione un contatto facilmente raggiungibile (infermiere, medico di famiglia, geriatra) da poter consultare in caso di problemi psico-comportamentali.
9. Ricordare che il delirium può essere una delle prime manifestazioni di Covid-19 in pazienti anziani con demenza.
10. Avere a portata di mano il numero di emergenza da chiamare in caso di emergenze psico-comportamentali che non si riescono a gestire da soli, come i gesti violenti o autolesionisti.

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