Le fratture del femore: un problema grave e diffuso negli anziani.

Il Femore è l'osso più lungo del corpo umano, ed è estremamente soggetto alla rottura.

L’infortunio più comune è la frattura al cosiddetto collo del femore, evento particolarmente grave perché limita la possibilità di camminare: di qui, per gli anziani in special modo, la perdita dell’autosufficienza.

L’iter di guarigione è complesso: nella maggioranza dei casi è necessario l’intervento chirurgico, al quale segue un percorso riabilitativo di durata variabile, ma fondamentale per la guarigione. Negli over 65 l’operazione prevede spesso l’impianto di una protesi, mentre nei giovani si ricorre all’osteosintesi, ossia la ricostruzione della porzione di osso fratturata attraverso mezzi metallici.

Perchè la frattura del femore è così diffusa tra gli anziani? 

Le fratture del femore rappresentano un evento molto grave e diffuso, frequenti soprattutto dopo i 65 anni e con un’incidenza maggiore tra le donne.

La frattura del femore colpisce principalmente in età avanzata correlandosi in modo evidente alle  difficoltà motorie e dunque all'alto rischio di caduta presenti nell’anziano ed alla fragilità ossea (osteoporosi). Spesso la frattura del femore negli anziani consegue a traumi banali, durante le normali attività quotidiane, e le  conseguenze possono essere devastanti se non si interviene rapidamente.

Due anziani su tre sono a rischio caduta, anche (o soprattutto) in casa, con una grande probabilità che ad essere danneggiati siano gli arti, sia superiori che inferiori. In particolare il femore.

Il primo obiettivo da raggiungere dopo l’intervento conseguente alla frattura del femore è riuscire a stare seduti o (meglio) in piedi nel minor tempo possibile. Tornare a muoversi, soprattutto nel caso di anziani, deve essere dunque una priorità, perché protrarre troppo a lungo l’immobilità può provocare una diminuzione delle forze muscolari e la perdita di autonomia. Il post operatorio può variare a seconda del tipo di intervento eseguito: la protesi permette di alzarsi rapidamente, mentre la sintesi con chiodo costringe chi ha subito l’intervento ad una degenza a letto che può superare i due mesi. Per gli anziani, più esposti a rischi a causa del generale deterioramento fisico, l’immobilità può portare anche seri disturbi la cui degenerazione è spesso causa di morte. Possono quindi manifestarsi:

  • Piaghe da decubito

  • Trombosi venosa

  • Infezione delle vie urinarie

  • Disturbi respiratori e circolatori

  • Polmonite

L’IMPORTANZA DI UN RECUPERO RAPIDO: GLI ASPETTI PSICOLOGICI

Di sicuro dalla frattura al femore gli anziani possono guarire, e in tempi non troppo lunghi, a patto che si verifichino due condizioni:

  • intervento chirurgico tempestivo

  • ritorno rapido alla vita normale

Questo secondo punto non è semplicemente funzionale al recupero fisico: c’è in ballo anche l’equilibrio psicologico dell’anziano, e di conseguenza la qualità della sua vita. Un infortunio di questo tipo, infatti, provoca anzitutto fragilità: l’anziano pensa di non poter essere più autonomo e autosufficiente, si lascia andare.

Spesso si sente un peso per la famiglia, col rischio di entrare in uno stato depressivo dal quale è difficile uscire: la perdita della mobilità articolare rappresenta la perdita di una certa qualità della vita, e proprio per questo lo stato depressivo rappresenta un pericolo. Sfiducia e depressione, infatti, portano l’anziano ad avere poca sicurezza nel proprio corpo e nei propri movimenti, aumentando il rischio di cadute. Sempre meno motivato a guarire, inoltre, non ha più piacere ad incontrare i propri cari e tende a chiudersi in sé stesso.

E il medico? Il suo compito, accanto a quello di seguire passo passo la fase riabilitativa, è anche quello di far capire che proprio durante questo periodo bisogna lavorare per recuperare la piena autonomia. Bastano forza di volontà e fiducia e si può tornare a vivere bene.

Perché si dice che le fratture negli anziani sono pericolose? E’ vero che accorciano gli anni di vita?

Sì, è vero le fratture sono un rischio per la vita degli anziani, perché innescano un meccanismo che favorisce le complicanze  che, a lungo andare, aumentano la morbilità fino a ridurre gli anni di sopravvivenza. Sono diversi i fattori che intervengono in questa fase della vita. Prima di tutto, se la frattura è grave, come quelle che capitano al femore e alle vertebre, è necessario sottoporsi a un intervento chirurgico, quindi una degenza ospedaliera, un periodo di riabilitazione immediato e poi un periodo più lungo in un istituto di riabilitazione. Se l’attenzione del personale sanitario non è completa, il paziente con scarsa mobilitazione rischia la formazione di piaghe da decubito, difficili da guarire anche  per lo scarso apporto di proteine. L’anziano, infatti, spesso non si nutre adeguatamente e la mancanza di proteine, in un paziente in forte deperimento,  è causa di complicanze, con aumento della mortalità.

Non tutte le fratture sono così gravi. Sicuramente femore e vertebre possono influire sulla salute dell’anziano, soprattutto se producono immobilità. Non si deve poi  trascurare l’aspetto pluripatologico  (diabete, ipertensionearitmie) che costringe gli anziani a prendere molte medicine, cui aggiungono, in questi casi, antinfiammatori e  antidolorifici, se non addirittura ansiolitici.

Per  non cadere nella trappola delle complicanze? Prima di tutto scegliere un centro adeguato sia per l’intervento sia per la riabilitazione. I centri ospedalieri, oggi, cercano di mobilizzare il malato prima possibile e quando serve una immobilità, si deve fare in modo di muovere il paziente anche nel suo letto. Importante, comunque, è una buona nutrizione e in qualche caso è bene fare uso di integratori specifici che danno all’anziano la giusta dose di proteine.

RIMEDI PER RIDURRE QUESTE COMPLICANZE

Intanto conoscere lo stato dell’osteoporosi  così da avviare interventi terapeutici attraverso farmaci e l’alimentazione e poi muoversi per mantenere in attività la struttura scheletrica.

DOVE CURARSI? 

Assistenza domiciliare
Il luogo in cui sarebbe meglio trascorrere il periodo post operatorio, nel caso si sia reso necessario l’intervento chirurgico, dipende da due fattori:

  • gravità della frattura

  • età del paziente

In certi casi, in particolare quando l’età è avanzata e l’operazione è stata difficile, sarà necessario un periodo di degenza in ospedale o in una casa di cura, dove l’assistenza è specializzata e continua.

L’anziano, infatti, come abbiamo visto, in seguito a un evento di questo tipo ha bisogno di assistenza professionale, completa e personalizzata.

Dunque, per quanto riguarda la dimissione alla conclusione del percorso riabilitativo,  il rientro a casa rimane l’obiettivo primario ovviamente,  ma è del tutto evidente che nei casi tutt’altro che rari, in cui le necessità assistenziali e sanitarie sono rilevanti, l’inserimento temporaneo o definitivo in Case di Riposo è fondamentale.

 

 

 

 

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